Un progetto che racconta le storie degli anziani ricoverati e del personale sanitario che li assiste è il libro di medicina narrativa "L’argento vivo. Storie di anziani non autosufficienti e di medici e infermieri che li hanno in cura", a cura di Loredana Nigri. Il volume narra le intense esperienze, che provengono dall’Unità Operativa Complessa di Geriatria dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza e della RSA San Raffaele di Castiglione Cosentino e Villa Torano, di persone che vivono in maniera anche molto diversa il processo di invecchiamento e di malattia, e degli operatori sanitari che di pari passo sono testimoni delle loro vissuto, del loro percorso e delle loro speranze in un futuro che per tanti non è più così roseo.
Al giorno d'oggi la medicina ha raggiunto straordinari livelli di sviluppo tecnologico ed è ormai quasi scontato il concetto di medicina basata sull'evidenza (cioè su sintomi e segni clinici e sui dati delle analisi di laboratorio); tuttavia è importante anche considerare la narrazione al medico e degli assistenti sanitari al pari dei sintomi clinici della malattia stessa. Obiettivo quindi di questo interessante libro è riunire i racconti dei pazienti, delle loro famiglie e degli operatori sanitari allo scopo di mettere in evidenza i punti di forza, i pregi ma anche le criticità della sanità per quanto riguarda le strutture per l'assistenza degli anziani e i reparti di geriatria di tutto il Paese e non solo delle cliniche coinvolte nel progetto.
La medicina narrativa è definita come il processo che, a partire dall'ascolto della persona che arriva all'attenzione dei sanitari fino alla relazione degli operatori sociali, conduce alla piena consapevolezza del significato delle azioni professionali. Può quindi essere definita come un affrontare la malattia da un punto di vista più ampio, che comprenda non solo il paziente con le sue problematiche, ma i familiari, il luogo di cura, gli infermieri e gli assistenti, in quadro complessivo più completo e più rispettoso dell'assistito e della sua psiche, che spesso viene trascurata a favore della cura del corpo. Questo tipo di approccio, quindi, rappresenta potenzialmente uno strumento estremamente efficace nella gestione del rapporto medico-paziente, in vista del miglioramento della compliance terapeutica e del processo di riumanizzazione della medicina.
Le strutture sanitarie coinvolte in questo progetto chiamato "Argento vivo" sono state selezionate in base alla loro disponibilità, professionalità e al livello di comfort; hanno pienamente collaborato al progetto ed hanno dimostrato un autentico interesse. Tuttavia, nonostante l'alto livello delle cure mediche e l'ottima assistenza, negli anziani non autosufficienti e nei loro familiari è emerso un sempre crescente senso di sconforto, disillusione e stordimento, dovuto nella maggioranza dei casi alla perdita del loro consueto stile di vita e alla monotonia e standardizzazione delle giornate; molti di loro disperano di poter un giorno fare ritorno alla propria casa. Gli operatori, a loro volta intervistati in modo anonimo, hanno mostrato dispiacere per essere costretti a sacrificare gli aspetti umani e relazionali a favore di quelli clinici e prettamente sanitari; questo tipo di lavoro, pur svolto con grande passione e abnegazione, causa comunque un certo grado di usura negli operatori stessi, nei rapporti con i pazienti e con i loro familiari. E' probabile che questa stanchezza che è stata avvertita nel personale sanitario sia causata anche dallo stress fisico e psicologico che comporta il prolungato contatto con persone in situazioni difficili.
Attraverso la metodologia della medicina narrativa, l'obiettivo degli psicologi, assistenti sociali e professionisti che hanno raccolto le storie e le esperienze personali attraverso interviste libere, è quello di promuovere la personalizzazione delle cure rivolte agli anziani non autosufficienti: ciò sostiene uno dei principi cardine della medicina narrativa, cioè il tempo da dedicare all'ascolto, oltre che alla cura.