Attualmente si suole fare una distinzione tra osteoporosi di tipo I, (corrispondente alla forma post-menopausale) e di tipo II (senile).
COME SI MANIFESTA
Le sedi piu’ colpite dall’osteoporosi sono la colonna vertebrale e il bacino. Con l’avanzare dell’osteoporosi, le vertebre assumono progressivamente un caratteristico aspetto radiografico, detto “pettinato”, dovuto ad una ristrutturazione dell’osso, con perdita di “trabecole”, (struttura ossea), orizzontali ed inspessimento di quelle verticali, nel tentativo di resistere alla compressione; si arriva cosi’ ad un punto di cedimento spontaneo e la vertebra, (o comunque l’osso osteoporotico), si frattura spontaneamente. Tali fratture sono dette “patologiche”, e si riscontrano piu’ frequentemente al polso, alla spalla, all’anca e alle vertebre. Talvolta l’osteoporosi e’ cosi’ grave che la frattura puo’ avvenire senza che vi sia alcun minimo trauma.
L’osteoporosi da’ segno di se’ anche in assenza di fratture patologiche: essa causa infatti dolore, limitazione funzionale (difficolta’ nei movimenti), deformita’ della colonna vertebrale.
Sovrappeso, gli stress psicologici, una forma fisica scadente e la gravidanza; in quest’ultimo caso nella donna gravida la massa e il peso del bambino che cresce causano un aumento della lordosi lombare, (l’inarcamento della schiena), mentre la produzione di alcuni ormoni provoca un aumento di elasticità delle articolazioni della colonna lombo-sacrale; tutto ciò contribuisce ad un iper-stiramento dei tessuti e delle articolazioni della colonna lombo-sacrale; in questo modo vengono irritati o compressi i filuzzi nervosi che sono presenti sui legamenti e sulle articolazioni tra le vertebre, sulla parte esterna del disco intervertebrale e sulle stesse vertebre, scatenando così il dolore.
Le posture, (cioè il modo di stare in piedi, seduti, sdraiati, ecc.), se sbagliate, sono una causa molto importante di lombalgia; utilissimo è adottare alcuni accorgimenti, sia a scopo preventivo che terapeutico:
- utilizzate letto e sedute ergonomiche: preferite un letto duro, ma non troppo, con cuscino basso, e sedute che sostengano bene la schiena;
- evitate posizioni viziate: paradossalmente le posizioni per noi più comode, come poltrire sul divano davanti la TV, o dormire a “pancia sotto”, sono quelle più dannose per la schiena;
- non sforzate la schiena nelle attività quotidiane ed evitate quei movimenti del tronco che facciano “fulcro” sulla colonna lombare: quando vi lavate i denti, vi fate la barba, raccogliete qualcosa da terra o rifate il letto, limitate la flessione del tronco in avanti, e piegatevi sulle ginocchia.
COSA FARE
Oltre alla terapia farmacologica, (calcitonina, difosfonati, calcio, vitamina D…), fondamentale e’ la dieta, che dovra’ essere ricca di cibi contenenti calcio (latte, yogurt, formaggio, acqua minerale) e proteine, ma povera di alimenti che bloccano (spinaci, pomodori, asparagi), o riducono (eccessi di fibre), l’assorbimento intestinale di calcio; va evitato inoltre un eccesso di sale, proteine, alcool, caffe’, in quanto tali alimenti aumentano la perdita di calcio con le urine. E’ importante, inoltre, stare all’aria aperta: i raggi ultravioletti, attraverso la pelle, sintetizzano la vitamina D, che favorisce l’assorbimento di calcio nell’intestino.
L’assunzione giornaliera di calcio raccomandata e’ di 800 mg, da elevare a 1200 mg durante lo sviluppo, la gravidanza e l’allattamento; nella donna in menopausa la quantita’ consigliata e’ di 1500 mg al giorno.
Tuttavia cio’ che combatte maggiormente, ma soprattutto previene, l’osteoporosi, e’ l’attivita’ fisica, (nelle donne in menopausa questa va associata ad una adeguata terapia ormonale sostitutiva).
Sono ormai numerosi gli studi che documentano l’effetto positivo dell’attivita’ fisica sulla massa ossea, probabilmente grazie all’azione diretta sull’osso da parte del muscolo (azione meccanica), e/o alla formazione di sostanze (prostaglandine E2) che favorirebbero la sintesi di tessuto osseo. Anche l’azione della gravita’ sarebbe importante, (nel 1979 e’ stato calcolato che un anno di soggiorno nello spazio causa una riduzione di circa il 25% della densita’ ossea), e questo spiega perche’ il nuoto, anche se svolto con grande intensita’, proprio a causa del minor carico gravitazionale che lo caratterizza, e’, tra le varie attivita’ sportive, quella che comporta i minori benefici sulla densita’ ossea.
E’ stato calcolato che l’attivita’ fisica necessaria a produrre tali benefici dev’essere pari ad almeno 3 ore settimanali; inoltre tale beneficio scomparirebbe rapidamente all’interruzione dell’attivita’ fisica, essendo quindi necessaria una continua e sostenuta attivita’ nel corso degli anni. D’altro canto un eccesso di attivita’, magari a livello agonistico, puo’ in alcuni casi comportare una diminuzione di densita’ ossea a causa di una scompenso ormonale, con deficit di estrogeni.
L’esercizio fisico nell’anziano, inoltre, acquista una doppia valenza preventiva: da un lato agisce direttamente sulla salute dell’apparato scheletrico, dall’altro, migliorando la coordinazione e l’equilibrio, riduce la probabilità di cadute e quindi il rischio di fratture.