PATOLOGIE

Sciatalgia

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Per sciatalgia s’intende identificare un dolore lungo la faccia posteriore dell’arto inferiore, che segue il decorso del nervo sciatico; spesso è associato a mal di schiena, in quella che viene definita lombosciatalgia. La lombosciatalgia è una patologia diffusissima nei paesi occidentali. Solo in Italia si calcola che nella popolazione in età lavorativa almeno 12 abitanti su 100 ogni anno presentano un episodio di lombosciatalgia, con un costo di circa 1000 miliardi l’anno.

Infatti l’impatto socio-economico è molto significativo, rappresentando la prima causa di perdita di giornate lavorative e di spesa sanitaria, e la più frequente causa di invalidità civile. La causa più comune è l’ernia o la protrusione del disco intervertebrale L4-L5 o L5-S1, che causa irritazione o compressione delle radici del nervo sciatico (conflitto disco-radicolare), ma vanno comunque escluse altre possibili cause. Compito dello specialista è, infatti, quello di sottoporre il paziente ad accertamenti mirati che portino al più presto ad una precisa diagnosi. Le altre possibili cause di lombosciatalgia possono essere di pertinenza urologica o ginecologica, ma vanno escluse anche alcune patologie sistemiche (cioè che riguardano l’intero organismo), come l’iperparatiroidismo, l’ipertiroidismo, il mieloma multiplo, una grave osteoporosi o patologie neoplastiche.

COME SI MANIFESTA
Il dolore compare generalmente dopo uno sforzo o dopo episodi di lombalgia; può iniziare in maniera violenta o progressiva, e interessare parte o tutto l’arto inferiore.
La sede del dolore dipende dalla localizzazione dell’ernia discale: se il disco danneggiato è quello compreso tra L4 e L5, la radice nervosa interessata è la L5, e il dolore è irradiato al gluteo, alla faccia postero-esterna della coscia, laterale della gamba e dorsale del piede fino all’alluce. Se invece il disco è quello tra L5 e S1, la radice interessata è la S1, e il dolore si irradia al gluteo, alla faccia posteriore della coscia, della gamba e a quella plantare del piede, fino alle ultime due dita.
Nelle forme ribelli alla terapia, o non ben curate, nelle fasi più avanzate al dolore possono associarsi dapprima alterazioni della sensibilià (formicolii, riduzione della sensibilità), quindi riduzione dei riflessi osteotendinei, infine progressiva riduzione del tono e della forza muscolare, fino ad arrivare alla paresi.
Così se è interessata la radice L5, si ha una progressiva difficoltà a camminare sui talloni (deficit dei muscoli tibiale anteriore, estensore comune delle dita, estensore proprio del’alluce, peronieri, ecc.), mentre nel caso della radice S1 (oltre a una progressiva riduzione dei riflessi achilleo e plantare), la difficoltà sta nel camminare sulle punte (deficit dei muscoli tricipite surale, flessori delle dita, ecc.).

COSA FARE
Qualche tempo fa si credeva che l’unico rimedio efficace fosse il riposo a letto. Oggi si tende a ridurre lo stare a letto al minimo indispensabile e a curare la patologia inizialmente con farmaci antiinfiammatori, decontratturanti e analgesici, quindi con la fisioterapia (correnti antalgiche, ultrasuoni, calore).
Molto efficace è la cura con l’ossigeno-ozono terapia, da effettuarsi anche in fase acuta, mentre una volta superata la fase più dolorosa è possibile associare anche la rieducazione posturale globale. L’ossigeno-ozono terapia ha il vantaggio di raggiungere in profondità le strutture infiammate (essendo un gas), e di esercitare su di esse una potente azione antiinfiammatoria. Nel caso dell’ernia discale, poi, l’azione del gas è addirittura risolutiva nel 70-80 % dei casi, perché spesso provoca la riduzione o la scomparsa dell’ernia stessa.
Nei casi particolarmente severi o ribelli alla terapia medica, sarà il neurochirurgo a valutare l’indicazione chirurgica.

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